“Allevia il bisogno, dà lavoro e pane” (scritta sul denaro bollato dell’esperimento di Wörgl, 1931)
di Mattia Salvia
Negli anni Trenta del Seicento, per un paio di anni le classi abbienti della repubblica olandese, all’epoca il paese-guida dell’espansione capitalista e la nazione più ricca del mondo, persero completamente la testa per i tulipani. Il fiore era relativamente nuovo (era stato introdotto in Olanda solo qualche decennio prima), le tecniche finanziarie olandesi erano molto avanzate e la ricchezza del paese faceva sì che ci fosse abbondante liquidità in cerca di impiego. Il risultato fu quella che è documentata come la prima bolla speculativa della storia, con il prezzo di un tulipano che tra il 1636 e il 1637 era arrivato a toccare i 2500 fiorini (per comprendere la cifra: lo stipendio annuo di un operaio specializzato si aggirava intorno ai 150-350 fiorini).
Si comprende allora l’apparente stranezza del titolo di questo volume di Iconografie. È impossibile osservare tutto ciò che gira intorno al cosiddetto web3 – la blockchain, le criptovalute, gli NFT, il metaverso – senza che il pensiero vada alla bolla dei tulipani. Anche qui siamo in presenza di una sfera finanziaria fin troppo sofisticata e ormai completamente slegata dall’economia reale, anche qui abbiamo enormi quantità di capitale liquido in cerca di impieghi remunerativi in un mondo in cui i margini di profitto si assottigliano sempre di più, anche qui abbiamo una merce dal valore intrinsecamente quasi nullo (c’è un motivo se i tulipani oggi non costano più come dieci anni di stipendio, è facile coltivare i fiori; lo stesso discorso vale per i Bored Ape, le celebri jpg di scimmie antropomorfe) ma che, poiché è nuova e poco compresa, finisce per provocare una spirale di speculazione.
Negli ultimi anni il web3 ha attirato l’attenzione come “next big thing” tecnologica, dal suo vocabolario sono uscite le parole chiave del momento, infilate in qualsiasi contesto per dare un’idea di futuro, di rischio, di innovazione. Nel corso di questo processo è uscito dagli ambienti degli addetti ai lavori e ha esercitato una grande influenza sulla cultura occidentale. Due nazioni (El Salvador e la Repubblica Centrafricana) hanno dato corso legale al bitcoin, mentre altre (in primis il Venezuela) hanno sperimentato criptovalute di stato. Gli NFT hanno avuto notevole impatto sul mondo dell’arte, e il metaverso ha stimolato una nuova corsa all’oro di dimensioni tali che una delle principali aziende tecnologiche del mondo ha cambiato il suo nome in Meta.
Dopo un paio di anni di ascesa, è arrivato il momento della discesa – un ritmo simile a quello della bolla dei tulipani. Abbiamo cominciato a lavorare a questo numero subito dopo il cosiddetto cryptocrash, il crollo delle criptovalute, che abbiamo deciso di utilizzare come pretesto per fare il punto sul fenomeno. Gli entusiasti delle crypto insistono che si tratta solo di un arretramento temporaneo e che il futuro è delle città a tema bitcoin, del mercato dei certificati virtuali che attestano la proprietà di un file e delle mucche col visore per la realtà virtuale. Se così non sarà, è altrettanto improbabile che tutto ciò scompaia, come non sono scomparsi i fiorai.