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Il Kopi luwak è il caffè più costoso del mondo, ed è fatto con la cacca: a partire da chicchi di caffè parzialmente digeriti e poi cagati dallo zibetto, un felino che vive nel Sudest asiatico e nell’Africa subsahariana. Gli enzimi digestivi dello zibetto cambiano la struttura delle proteine nei chicchi di caffè, rimuovendo parte dell’acidità e ottenendo un sapore più morbido. Viene prodotto per la maggior parte in Indonesia. Negli Stati Uniti, una tazza di kopi luwak può arrivare a costare anche 80 dollari.

Il populismo di destra odierno, negli Stati Uniti così come in Russia, non è precisamente una sorta di Kopi luwak ideologico? Vecchie idee, alcune delle quali anche rispettabili (come la critica delle élite finanziarie che sfruttano le persone comuni) vengono processate e trasformate in merda.

Non è forse questa la migliore metafora della propaganda ideologica di Russia e Bielorussia oggi: leader e ideologi come zibetti che ingurgitano alcune parti nobili della nostra tradizione di emancipazione (l’antifascismo, la lotta antirazzista, il rifiuto di uno stile di vita mercificato e consumista, la lotta contro le élite finanziarie, gli sforzi per abolire ciò che resta del colonialismo, e via dicendo), da cui poi i loro enzimi digestivi neofascisti rimuovono l’acidità del radicalismo in modo che tale tradizione possa essere espulsa sotto forma di merda che si adatta perfettamente al sistema globale esistente, pur presentandosi come la sua distruzione?

Lukashenko ha esortato “l’Europa smemorata” a passare attraverso una purificazione morale per i peccati (fascisti) dei suoi nonni e padri; tuttavia il vero scopo di questo appello morale è di sbarazzarsi della tradizione di emancipazione radicale che sta al cuore del pensiero europeo. Non c’è da stupirsi dunque che tali proclami per una purificazione morale finiscano poi per portare a scoppi di purissima rabbia distruttiva.

Come ha fatto notare Peter Sloterdijk, all’origine della civiltà europea c’è l’Iliade di Omero, che si apre con un verso sull’ira: “Cantami, o Diva, del Pelìde Achille / l’ira funesta che infiniti addusse / lutti agli Achei (…)”. Il primo verso di un poema sulla fine della civiltà europea potrebbe invece essere: “Cantami, o Diva, del presidente russo Putin / l’ira funesta che infiniti addusse / lutti agli Europei”?

Eventi pubblici recenti in Russia hanno dato un nome a quest’ira. Nel settembre 2022, nel corso di una grande manifestazione sulla Piazza rossa per celebrare l’annessione alla Russia di alcune parti dell’Ucraina, l’attore e cantante Ivan Okhlobystin ha pronunciato un discorso infuocato che è finito così: “Dovremmo chiamarla una Guerra santa! Guerra santa! C’è un’antica parola in russo: goida. Goida è una chiamata all’azione immediata. Oggi abbiamo bisogno di un grido di guerra di quel genere! Goida, fratelli e sorelle! Goida! Temeteci, popoli del vecchio mondo! Senza bellezza, senza fede, senza saggezza! Un mondo governato da pazzi, pervertiti e satanisti! Temeteci – STIAMO ARRIVANDO! GOIDA!!!”

Goida significa, specialmente oggi: andiamo! Non pensare, obbedisci ed esegui! Non è solo un’antica parola russa, ma una parola che era usata come grido di battaglia dagli oprichniki, l’esercito privato dello zar Ivan IV il Terribile, famoso per terrorizzare i suoi nemici (reali e immaginari), quindi implica chiaramente il terrore spietato, la tortura e l’omicidio. Incidentalmente, l’unico discorso che io ricordi simile nel tono a quello di Okhlobystin è il famoso discorso della guerra totale tenuto da Goebbels a Berlino all’inizio del 1943, dopo la sconfitta di Stalingrado. In effetti, un mondo di pazzi, pervertiti e satanisti privo di bellezza, fede e saggezza è una descrizione abbastanza adeguata del mondo di Putin. Anche se bisogna aggiungere che l’evento sulla Piazza rossa era un evento finto: il pubblico era per la maggior parte composto da dipendenti pubblici portati lì apposta in autobus, e la maggior parte dei presenti ha risposto al discorso di Okhlobystin senza entusiasmo, ma con indifferenza e paura (gli applausi e le urla sono stati aggiunti in postproduzione).

Questo, tuttavia, non deve trarci in inganno: il fatto che i proclami bellicosi di Putin e della sua cricca non siano supportati dalla maggioranza della popolazione russa li rende potenzialmente ancor più pericolosi: come tutti sappiamo (e temiamo), una situazione così disperata potrebbe spingerli a scatenare una guerra mondiale per mantenere il potere. L’aspetto di quel “Gojda!” è stato poi reso chiaro dal generale Sergei Surovikin, nominato poco dopo comandante delle forze russe in Ucraina: la distruzione a colpi di razzi delle infrastrutture delle grandi città e l’uccisione indiscriminata di civili. C’è un’insuperabile ironia nel fatto che in sloveno (e in alcune altre lingue slave) “surov” voglia dire “crudo, brutale, crudele”…

Ma anche se la Russia di oggi è probabilmente l’esempio più puro di Kopi luwak ideologico, dovremmo evitare la fatale trappola di applicare tale definizione solo alla Russia e ai suoi alleati. I neocon trumpiani statunitensi non offrono forse una versione simile di Kopi luwak? E la pur nobile ideologia liberale progressista non è stata forse anch’essa processata dagli apparati digerenti degli zibetti nostrani per legittimare lo sfruttamento del capitalismo globale e gli interventi militari “umanitari”? In questa merda ci siamo tutti, non fino alle ginocchia ma – per concludere con una metafora di cattivo gusto – fino al culo.


Questo articolo è apparso originariamente su Sublation Magazine il 17 Ottobre 2022 con il titolo The Russian Kopi Luwak. Si ringrazia Sublation Magazine per i diritti di traduzione.

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