Il 2 aprile 2023, il blogger militare russo Vladlen Tatarsky rimane ucciso in un’esplosione in un bar di San Pietroburgo. La bomba, nascosta in una statuetta con il volto di Tatarsky, gli era stata consegnata da Daria Trepova, 26enne dall’orientamento politico non del tutto chiaro ma che diventa immediatamente una “Black Sun Martyr” – una “martire del Sole nero”, ossia un’icona dell’estrema destra. Nelle ore seguente comincia a circolare un suo santino, in cui la si vede di fronte a un Sonnenrad, un simbolo runico usato dai nazisti e molto popolare tra i neonazisti.
Il santino è inizialmente circolato nei canali Telegram della Wotanjugend, gruppo neonazista nato in Russia negli anni Dieci ma attivo soprattutto in Ucraina, dov’è legato a doppio filo con il famigerato battaglione Azov; una “avanguardia neonazista d’élite” a detta dei suoi fondatori. Le sue attività principali consistono nel tenere seminari sulla “razza bianca”, allestire campi di addestramento paramilitari, organizzare concerti e giornate celebrative di Adolf Hitler, nonché esaltare i terroristi bianchi in modo quasi religioso.
Il santino di Trepova, infatti, non è una novità ma fa parte di un preciso filone estetico.
Suprematisti bianchi, neonazisti, incel: attentato dopo attentato, strage dopo strage, l’estrema destra sta costruendo un pantheon dei suoi martiri. Questo processo di “canonizzazione” era stato prefigurato da quello che può essere considerato il capostipite del terrorismo bianco del Ventunesimo secolo: Anders Behring Breivik, l’attentatore di Oslo e Utøya, che in una lettera a Beate Zschäpe – l’unica sopravvissuta della cellula neonazista tedesca Clandestinità Nazionalsocialista – ha scritto “siamo entrambi dei martiri della rivoluzione conservatrice, e dovresti essere estremamente fiera del tuo sacrificio e dei tuoi sforzi. Sappi solo che sono celebrati nel nord Europa da decine di migliaia di conservatori.”
Breivik in effetti è il santo di estrema destra più importante: riverito sia per il suo manifesto, sia per il suo alto punteggio (cioè il grande numero di vittime da lui fatte). In un’illustrazione circolata in varie imageboard, ad esempio, indossa un’armatura luccicante mentre “difende” le coste europee crivellando gli “invasori” – bambini e adolescenti di varie etnie – con un mitra.
Alla destra di Breivik c’è Brenton Tarrant, suo discepolo – come ha riconosciuto lui stesso nel manifesto intitolato The Great Replacement (“La grande sostituzione”) – nonché autore della strage di Christchurch. Santini di Tarrant girano da anni su 4chan e Telegram: lo vediamo inserito in una vetrata religiosa sormontata dal Sonnenrad e dal motto delle crociate Deus Vult (Dio lo vuole); raffigurato come un santo medievale con l’elmetto e la GoPro che regge in mano due amuleti (uno con il Sole nero e l’altro con la croce celtica), il celebre fucile con le scritte usato per la strage e il suo manifesto, diventato una sorta di Vangelo neonazista. Oppure viene disegnato in Paradiso, incoronato da Adolf Hitler e Dylann Roof, suprematista bianco autore della strage di Charleston nel 2015, con il Bowl cut, il taglio a scodella di Roof divenuto anch’esso un simbolo dell’estrema destra. Tarrant, come Breivik, è dunque una sorta di Cristo militante in versione neonazista.
Con la martirizzazione si ribalta ex post il senso delle azioni dei terroristi, che non sono più efferati massacri ma diventano atti di resistenza in nome della “razza bianca”, si nobilitano le loro figure e li si trasforma in vittime. È il caso di Ashli Babbit, la manifestante trumpista uccisa da un agente di polizia durante l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio del 2021. Nell’arco di pochissimo tempo Babbit è stata trasfigurata nella martire dell’America bianca, guadagnandosi l’appellativo di “George Floyd bianco”. Intorno a lei si è creato un intero apparato iconografico, tra pseudo-dipinti in stile neoclassico e una sua bandiera: nera, con al centro il suo volto stilizzato e una goccia di sangue sul collo (il punto è cui stata colpita a morte), sullo sfondo del Campidoglio tinto di rosso a simboleggiare il sacrificio dei patrioti.
La “santificazione” dei terroristi bianchi parte spesso dal cosiddetto “Terrorgram”, una rete informale di canali Telegram che si rifanno all’accelerazionismo di estrema destra, un’ideologia che punta al collasso della società moderna e all’instaurazione di una dittatura neonazista. Uno dei nodi principali di questa rete è il canale Terrorgram Collettive, che oltre a pubblicare immagini di ogni tipo – tra cui un calendario celebrativo degli anniversari delle varie stragi – ha prodotto un mini-documentario agiografico su 105 “santi”. Il gruppo – al cui centro, come ha scoperto un’inchiesta dell’Huffington Post c’è una donna di Sacramento, California, chiamata Dallas Erin Humber, che in passato si occupava di recensire sex toy – è stato citato esplicitamente nel manifesto di Juraj Krajčík, il 19enne che il 12 ottobre del 2022 ha ucciso due persone fuori da un locale LGBTQ+ a Bratislava. Krajčík è dunque entrato nel pantheon dello stragismo di estrema destra come una sorta di “santo patrono del Terrorgram”.
Come spiegano Ari Ben Am e Gabriel Weimann, autori del paper Fabricated Martyrs: The Warrior-Saint Icons of Far-Right Terrorism, il concetto di martirio fornisce “un incentivo ideologico, religioso e talvolta materiale a unirsi a una determinata organizzazione”. Essere pronti a morire per propagare le proprie idee è pertanto “fondamentale per quei gruppi che spesso non hanno altri mezzi per spingere i propri membri ad agire pubblicamente”. La beatificazione diventa dunque una forma di “giustificazione morale per l’estrema destra simile a quella del primo cristianesimo: il ‘martire’ o il ‘santo’ è qualcuno che viene disprezzato in vita, ma poi è venerato” perché ha indicato la retta via – e in quanto tale è una figura che ispira e spinge all’emulazione. Lo sanno anche i potenziali martiri: “Dopo di me ce ne saranno molti altri”, ha scritto Krajčík nel suo manifesto, mentre in quello di Brenton Tarrant si legge: “mi aspetto di venire liberato 27 anni dopo la mia condanna, lo stesso numero di anni di Mandela, per lo stesso crimine”.

Giornalista, è stato news editor di VICE Italia. Per minimum fax ha pubblicato La Gente (2017) e Complotti! (2021).