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Gli eroi senza volto delle leggende popolari non sono niente di nuovo nella storia. Ma oggi, grazie all’AI generativa, un volto (e un’iconografia) cominciano ad averli. Leonardo Bianchi, editor di Facta News, racconta la saga di Fleximan, il misterioso supereroe che distrugge gli autovelox del nord Italia a colpi di flessibile.

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Nei primi anni Duemila, il gruppo ska Meganoidi ha raggiunto un certo successo generalista con Supereroi, un brano che era una sorta di inno alla violazione del codice della strada e alla lotta contro la polizia locale. “Ma adesso ormai è iniziata una rivoluzione / che sfreccia per le strade senza l’assicurazione / e che farà gonfiare le vene del mio collo / gridando “tutti in Vespa senza il bollo!” diceva il testo, elogiando i “supereroi contro la municipale” arrivati per consentire a tutti di parcheggiare in centro. Nell’ultimo anno sulle strade statali e provinciali del profondo nord Italia sembra essere comparso uno di questi supereroi: Fleximan, nome con cui è conosciuto il misterioso responsabile (o responsabili) dell’abbattimento di più di venti autovelox tra Emilia-Romagna, Lombardia e soprattutto Veneto dalla primavera 2023 a oggi. Lo strumento utilizzato per danneggiare pali e colonnine è un flessibile da taglio, da cui per l’appunto deriva il soprannome. In un episodio, avvenuto a Villa del Conte, in provincia di Padova, l’autore del gesto ha rivendicato l’azione e si è appropriato del nome scrivendo su un cartellone: “Fleximan sta arrivando”.

Nelle ultime settimane l’attenzione sul caso è letteralmente esplosa, al punto da travalicare i confini nazionali: Fleximan è diventato l’oggetto di centinaia di articoli, inchieste di varie procure, video virali, murali, servizi delle Iene, canzoni su YouTube e accesi dibattiti politici. Il suo successo è tale che alcuni sindaci si sono addirittura arresi, decidendo di “tenere conto del dissenso delle persone” e non rimpiazzare gli autovelox abbattuti. Il governatore del Veneto Luca Zaia, intervenuto sulla vicenda, ha detto che “da un lato c’è un tema di legalità, ovvero tagliare un traliccio, dall’altro solleva il tema dell’utilizzo smodato e anche barbaro in molti casi dell’autovelox”. Di fronte all’ondata di approvazione popolare, il procuratore di Treviso Marco Martani è corso ai ripari ricordando che chi inneggia alle gesta di Fleximan potrebbe commettere apologia di reato. 

Su Fleximan sono apparse analisi, valutazioni e analogie di ogni tipo. Un articolo di Repubblica lo descrive come “il Diabolik delle fotocellule […] inafferrabile come Lupin, vindice come Robin Hood, implacabile come Anonymous”. Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera ha scritto che “non mi sento vendicato da Fleximan, e non saranno i vandali a darci la giustizia che meritiamo”. Un editoriale su Avvenire è arrivato a sostenere che questi “ignoti Zorro armati di flessibile e strumenti affini” dimostrano “l’innata propensione anarchica degli italiani”. Dall’altro lato c’è pure chi lo definisce un “eroe senza volto” che “rappresenta un’idea più grande: quella della lotta contro le ingiustizie sistemiche e l’abuso di potere”. Un po’ come il personaggio di V in V per Vendetta, Fleximan “diventa un simbolo potente di resistenza” in un mondo “dove le idee sono immuni ai proiettili”, per cui “certe volte la giustizia deve prendere strade insolite per far sentire la propria voce in un mondo dove il rumore dell’ingiustizia sovrasta tutto”. 

Non sono poi mancati gli endorsement politici. Il partito sovranista Pro Italia – oltre ad aver lanciato una raccolta fondi nel caso in cui venisse individuato dalle forze dell’ordine – ha rilasciato un comunicato sul proprio sito in cui parla di “sacrosanto rigetto dello ‘Stato maestrina’” e di opposizione a “un sistema opprimente che tratta i propri cittadini come eterni bambini da soffocare di attenzioni e redarguire costantemente”. Il testo collega l’epopea di Fleximan alle “città a 30 all’ora, il green pass, le super ZTL, le circolari sul nuovo linguaggio politicamente corretto”, tutti “tentativi più o meno riusciti di arginare le nostro libertà e imporre un indirizzo alle nostre vite”. Ed ecco dunque che Fleximan assume un valore politico. Secondo questa lettura, che probabilmente è quella che si avvicina di più all’essenza personaggio immaginario, Fleximan è un supereroe libertariano che si batte per il diritto alla mobilità, pretende una deregulation totale e più in generale si oppone a qualsiasi forma di controllo statale, anche le più basilari. È una specie di Javier Milei suburbano, con il flessibile al posto della motosega, il nordest al posto dell’Argentina, l’azione diretta al posto dell’elettoralismo. 

L’opposizione agli autovelox non è di certo una novità. A nessuno piacciono le multe, e in certe parti d’Italia – il paese che ha più rilevatori di velocità in Europa – è molto facile prenderne. E non sono una novità nemmeno gli atti di sabotaggio: basta fare una semplicissima ricerca su Google per trovare decine di notizie su colonnine danneggiate, oscurate o vandalizzate (molte delle quali in Veneto; sì, torniamo sempre lì). Né è nuovo il populismo a cui è stato associato Fleximan. Al tempo stesso però, se Fleximan ha preso così tanto piede è perché rappresenta una novità rilevante nel panorama socio-politico italiano.

La chiave per capirlo sta nell’intelligenza artificiale generativa. Più che un “supereroe social” come è stato definito, infatti, Fleximan è il primo eroe popolare italiano costruito a colpi di prompt. Sono stati i tool tipo Runway o Midjourney ad esserselo immaginato di volta in volta come una specie di Iron Man alle prese con un autovelox-serpente; come un supereroe della Pixar acclamato dalla folla; come una specie di Deadpool con una sega rotante che spunta da un braccio; come un vendicatore incappucciato alle prese con rilevatori ostili; come un Flash con un sorriso beffardo; come un Uomo Tigre che stritola una telecamera sul ring; come un esercito di guerrieri che brandisce i flessibili nella notte, nello stile della scena finale di V per Vendetta.

Le immagini generate dall’AI sono pure al centro di decine di video su TikTok. In uno di questi – giusto per fare un esempio – Fleximan appare come una sorta di Power Ranger in costume azzurrino, accompagnato da una sigla dance (anch’essa generata da una AI) che recita così: “Viva, viva Fleximan / Col flessibile sei invincibile / Nessuno sa chi sei veramente / E quando passi tu / Gli autovelox non ci sono più”. In un altro – ispirato ai deepfake di cronaca nera, un genere di contenuti tipico di TikTok – a parlare è direttamente Fleximan, raffigurato come un uomo sulla quarantina che impugna una grossa motosega. “La polizia indaga ma sono inarrestabile”, dice l’avatar del tagliatore di autovelox, “la mia identità resta un mistero, ma sono diventato una figura simbolo della protesta contro le istituzioni”. Alla fine del video, proprio come farebbe un content creator qualsiasi, chiede di “scrivere nei commenti cosa ne pensi delle mie azioni”. Prevedibilmente, gli utenti rispondono con frasi del genere: “Sei il mio eroe 🤩”, “bravissimo. 🤣🤣”, “aiutiamolo EROE NAZIONALE” o “Fleximan vieni a Rimini!!”

Per certi versi, si tratta di dinamiche socialmediatiche che ricordano alcuni casi simili dell’era pre-AI generativa. Nel gennaio del 2016, sempre in Veneto, era scoppiata una diffusa paranoia legata al caso dell’Audi gialla – un’auto rubata che si aggirava per le campagne e le autostrade della regione. I social pullulavano di segnalazioni, richieste di pena di morte, bufale e teorie del complotto di ogni tipo. L’anno prima Graziano Stacchio, un benzinaio di Nanto, in provincia di Vicenza, era diventato una specie di martire della legittima difesa dopo aver ucciso un rapinatore durante uno scontro a fuoco. Intorno a lui si era formato un vero e proprio movimento d’opinione racchiuso nell’hashtag #JeSuisStacchio, mentre la sua pompa di benzina era diventata meta di pellegrinaggio per politici e curiosi.

In quelle due vicende c’erano immagini e immaginari ben riconoscibili: da un lato l’auto di lusso dal colore inusuale, che si fa beffe della polizia e dello stato; dall’altro, il mite benzinaio vessato dalla magistratura “rossa” che indaga le persone perbene e lascia liberi i criminali (stando ai commenti più gettonati all’epoca). Nel caso di Fleximan, tuttavia, non c’è una figura riconoscibile: al massimo, ci sono dei pali divelti. E se fosse successo solo qualche anno fa, molto probabilmente il caso sarebbe rimasto confinato nelle cronache locali o nei gruppi Facebook di zona. Grazie ai tool gratuiti, invece, è stato possibile creare da zero un intero apparato iconografico che ha reso Fleximan un personaggio in carne e ossa, paradossalmente più reale dei veri “Fleximan” beccati finora, cioè anonimi operai piemontesi di 50 anni – rendendo inoltre epica ed appassionante la più prosaica delle questioni: la lotta contro le multe per eccesso di velocità.


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